Le interviste di Melania Di Palma
UNA FAMIGLIA SPECIALE
Per Federico Tomassi la Volsci è davvero una famiglia: c’è
papà Paolo (Faticanti, il Presidente), ci sono 46 fratelli (i componenti della
squadra) e gli zii (lo staff tecnico). Lui si sente un po’ come il figlio di mezzo.
È arrivato in squadra cinque anni fa, quindi in po’ dopo la sua nascita. I giocatori
più “anziani”, quelli che sono con la Volsci dal 1995, quando la società si è
costituita, sono i fratelli maggiori, quelli che lo consigliano e dalla cui
maggiore esperienza trae insegnamento. Poi ci sono i “più giovani”, che sono in
squadra da meno tempo e che Federico guida, proprio come farebbe con un
fratello più piccolo, nella crescita sportiva. Infine, c’è lo staff tecnico,
tanti zii che lavorano per il benessere della famiglia. Cosa rappresentano tutte queste persone per te?
“ Tutti loro sono dei punti
fermi, persone importanti nella mia vita dentro e fuori dal campo. Per motivi
diversi, sono affezionato ad ognuno di loro, non potrei fare a meno di nessuno.
L’allenatore è il mio mentore, rappresenta il maestro di vita di cui tutti
avrebbero bisogno. Per un ragazzo semplice, timido e legato ai valori della
famiglia, dell’amicizia e del rispetto come me è molo importante tutto questo. Mi
guidano costantemente verso il meglio, verso il bene, spingendomi a migliorare.
Sono abituato al sacrificio, ma avere qualcuno affianco che ti guida e che
crede in te rende ogni cosa più facile, più piacwevole e meno gravosa.”
Qual è il momento più bello condiviso con la tua “famiglia”?
“I ricordi sono tanti. Ogni momento
passato con loro è un bel momento. Un giorno che sicuramente non dimenticherò
mai è quello della mia prima partita ufficiale. Giocavamo fuori casa. È stato
quello il giorno del mio battesimo come
rugbista.”
Perché lo consideri un momento indimenticabile?
“Per i sentimenti contrastanti
provati in quel momento. All’inizio ero emozionato e al tempo stesso
preoccupato. Era la prima volta che affrontavo un vero avversario. Non mi
sentivo ancora pronto. Pensavo di essere impreparato a fare quello che mi si
chiedeva. Per fortuna, però, avevo affianco i miei fratelli maggiori. Ricordo
che mi sono lasciato guidare da Luca Gadoni ed è andato tutto benissimo. Sono stato
molto orgoglioso di me in quel momento e sapevo che lo erano anche tutti i miei
compagni. L’ho capito dai loro occhi e dai loro sorrisi più che dalle parole.”
Tutti gli altri bei ricordi a cosa sono legati?
“Gli altri ricordi sono fatti di
mete, di vittorie, ma anche di sconfitte. Ricordo ognuno di quei momenti con
grande piacere, perché nella vita anche gli errori servono a crescere e come
stimolo per fare meglio.”
Quando sei arrivato nella Volsci, è questo che ti aspettavi di trovare?
“In realtà sì. Sono un tifoso
rugbista da sempre, quindi conoscevo già il forte legame che si crea all’interno
di una squadra di rugbisti.”
Cosa ti piace del rugby?
“tanto per iniziare il rispetto
reciproco che c’è all’interno della squadra e che diventa un aspetto primario
in ogni tipo di relazione. In secondo luogo non potrei mai rinunciare ai
rapporti interpersonali che si creano all’interno della squadra. In terzo
luogo, ma non per importanza, il rito del terzo tempo.”
Tutti decantano le lodi del terzo tempo, ci spiegheresti come mai?
“Lo chiedi alla persona giusta. Io
sono il più grande appassionato del terzo tempo. La mia passione smodata per
questo omento è comprensibile solo se vi si partecipa. Una volta provato non se
ne può fare più a meno.- il terzo tempo è una valvola di sfogo, grazie alla quale
scarichi tutta la tensione accumulata durante la partita. Durante il terzo
tempo ti rilassi e dimentichi tutto, anche i precedenti 80 minuti di fatica.”
Cosa ti prefiggi per il futuro?
“La conquista della serie B. ogni
giorno dedico tutte le mie energie alla Volsci e continuerò a farlo, finché il
fisico me lo consentirà, e sono convinto che presto, tutti insieme, riusciremo
a realizzare questo sogno.”
CHE PASSIONE L’ARTE!
Federica Mattei poteva diventare
un’artista, ma è troppo timida per mostrare i suoi capolavori agli altri. Sebbene
non lo dia a vedere, è molto riservata e custodisce gelosamente i suoi piccoli
segreti. Come nascono le tue opere d’arte?
“Devo correggerti, non sono tanto
presuntuosa da definire i miei lavori opere d’arte. Quando realizzo un dipinto,
un disegno o qualsiasi altra cosa non sto troppo su a pensarci. Prendo la prima
cosa che mi capita tra le mani e la
utilizzo come meglio credo senza stare a riflettere troppo sul da farsi. L’arte
rappresenta il mio modo di liberarmi dalle tensioni accumulate durante la
giornata. È importante che ognuno di noi si ritagli i propri spazi, dei momenti
in cui stare da solo per dedicarsi solo a se stessi, e l’arte è il mio momento.”
Oltre alla modestia appena dimostrata, quali sono gli altri aspetti del
tuo carattere?
“Sono una persona calmissima e
giusta. Mi danno fastidio le persone false e sono poco tollerante verso che
cerca di apparire diverso da quello che è solo per ottenere dei vantaggi.”
Sul campo da rugby, invece, come sei?
“Anche lì resto calma se l’avversario
gioca correttamente, altrimenti mi arrabbio. A differenza degli altri momenti
della giornata, però, in campo divento spaventosamente cattiva. Non si tratta
di una cattiveria nociva. Non voglio fare male all’avversario, né voglio essere
scorretta. È come se indossassi una corazza che mi rende forte e capace di
affrontare l’avversario. Non è facile da spiegare perché gioco a rugby da poco,
quindi ancora non lo capisco bene nemmeno io cosa mi succede in quel momento.”
Perché giochi a rugby?
“È da tanto che desidero una
squadra femminile. Sono ormai circa sei anni che seguo la Volsci. Ne sono
innamorata da sempre e la nascita di una squadra femminile è quello che
aspettavo da molto.”
Cosa ti piace del rugby?
“Quello che preferisco è
sicuramente il contatto sul campo. Anche se molti miei colleghi non sono d’accordo,
io adoro il campo dove giochiamo adesso. Mi piace giocare all’aperto e non vedo
l’ora che inizi a piovere per sporcarmi tutta di fango. Che bello giocare sotto
le intemperie e sporcarsi! Aldilà di questo, del rugby mi piace anche il fatto
che ognuno è indispensabile per l’altro. Il singolo soccombe sotto l’altrui
benessere. Tutti sono indispensabili e importanti allo stesso modo.”
UN CACCIATORE PROVETTO
Una passeggiata in montagna a
caccia di animali e poi verso il fiume a pesca di trote. Una partita a rugby
per dare libero sfogo alla sua vivacità di bambino e poi di corsa a casa per
guardare i cartoni. Se potesse Mattia Sperduti trascorrerebbe così tutte le sue
giornate. A soli sei anni non è difficile capire quali sono le cose importanti
nella vita. Ascoltare i consigli di mamma e papà, aiutare la sorellina Sara a
fare la brava bambina e fare amicizia con i bambini che, come lui, amano
giocare a rugby. La vita è una cosa meravigliosa se, come Mattia, si impara a
seguire le proprie passioni, senza paura di sbagliare ma con tanta voglia di
imparare.
Per Federico Tomassi la Volsci è davvero una famiglia: c’è
papà Paolo (Faticanti, il Presidente), ci sono 46 fratelli (i componenti della
squadra) e gli zii (lo staff tecnico). Lui si sente un po’ come il figlio di mezzo.
È arrivato in squadra cinque anni fa, quindi in po’ dopo la sua nascita. I giocatori
più “anziani”, quelli che sono con la Volsci dal 1995, quando la società si è
costituita, sono i fratelli maggiori, quelli che lo consigliano e dalla cui
maggiore esperienza trae insegnamento. Poi ci sono i “più giovani”, che sono in
squadra da meno tempo e che Federico guida, proprio come farebbe con un
fratello più piccolo, nella crescita sportiva. Infine, c’è lo staff tecnico,
tanti zii che lavorano per il benessere della famiglia. Cosa rappresentano tutte queste persone per te?
“ Tutti loro sono dei punti
fermi, persone importanti nella mia vita dentro e fuori dal campo. Per motivi
diversi, sono affezionato ad ognuno di loro, non potrei fare a meno di nessuno.
L’allenatore è il mio mentore, rappresenta il maestro di vita di cui tutti
avrebbero bisogno. Per un ragazzo semplice, timido e legato ai valori della
famiglia, dell’amicizia e del rispetto come me è molo importante tutto questo. Mi
guidano costantemente verso il meglio, verso il bene, spingendomi a migliorare.
Sono abituato al sacrificio, ma avere qualcuno affianco che ti guida e che
crede in te rende ogni cosa più facile, più piacwevole e meno gravosa.”
Qual è il momento più bello condiviso con la tua “famiglia”?
“I ricordi sono tanti. Ogni momento
passato con loro è un bel momento. Un giorno che sicuramente non dimenticherò
mai è quello della mia prima partita ufficiale. Giocavamo fuori casa. È stato
quello il giorno del mio battesimo come
rugbista.”
Perché lo consideri un momento indimenticabile?
“Per i sentimenti contrastanti
provati in quel momento. All’inizio ero emozionato e al tempo stesso
preoccupato. Era la prima volta che affrontavo un vero avversario. Non mi
sentivo ancora pronto. Pensavo di essere impreparato a fare quello che mi si
chiedeva. Per fortuna, però, avevo affianco i miei fratelli maggiori. Ricordo
che mi sono lasciato guidare da Luca Gadoni ed è andato tutto benissimo. Sono stato
molto orgoglioso di me in quel momento e sapevo che lo erano anche tutti i miei
compagni. L’ho capito dai loro occhi e dai loro sorrisi più che dalle parole.”
Tutti gli altri bei ricordi a cosa sono legati?
“Gli altri ricordi sono fatti di
mete, di vittorie, ma anche di sconfitte. Ricordo ognuno di quei momenti con
grande piacere, perché nella vita anche gli errori servono a crescere e come
stimolo per fare meglio.”
Quando sei arrivato nella Volsci, è questo che ti aspettavi di trovare?
“In realtà sì. Sono un tifoso
rugbista da sempre, quindi conoscevo già il forte legame che si crea all’interno
di una squadra di rugbisti.”
Cosa ti piace del rugby?
“tanto per iniziare il rispetto
reciproco che c’è all’interno della squadra e che diventa un aspetto primario
in ogni tipo di relazione. In secondo luogo non potrei mai rinunciare ai
rapporti interpersonali che si creano all’interno della squadra. In terzo
luogo, ma non per importanza, il rito del terzo tempo.”
Tutti decantano le lodi del terzo tempo, ci spiegheresti come mai?
“Lo chiedi alla persona giusta. Io
sono il più grande appassionato del terzo tempo. La mia passione smodata per
questo omento è comprensibile solo se vi si partecipa. Una volta provato non se
ne può fare più a meno.- il terzo tempo è una valvola di sfogo, grazie alla quale
scarichi tutta la tensione accumulata durante la partita. Durante il terzo
tempo ti rilassi e dimentichi tutto, anche i precedenti 80 minuti di fatica.”
Cosa ti prefiggi per il futuro?
“La conquista della serie B. ogni
giorno dedico tutte le mie energie alla Volsci e continuerò a farlo, finché il
fisico me lo consentirà, e sono convinto che presto, tutti insieme, riusciremo
a realizzare questo sogno.”
CHE PASSIONE L’ARTE!
Federica Mattei poteva diventare
un’artista, ma è troppo timida per mostrare i suoi capolavori agli altri. Sebbene
non lo dia a vedere, è molto riservata e custodisce gelosamente i suoi piccoli
segreti. Come nascono le tue opere d’arte?
“Devo correggerti, non sono tanto
presuntuosa da definire i miei lavori opere d’arte. Quando realizzo un dipinto,
un disegno o qualsiasi altra cosa non sto troppo su a pensarci. Prendo la prima
cosa che mi capita tra le mani e la
utilizzo come meglio credo senza stare a riflettere troppo sul da farsi. L’arte
rappresenta il mio modo di liberarmi dalle tensioni accumulate durante la
giornata. È importante che ognuno di noi si ritagli i propri spazi, dei momenti
in cui stare da solo per dedicarsi solo a se stessi, e l’arte è il mio momento.”
Oltre alla modestia appena dimostrata, quali sono gli altri aspetti del
tuo carattere?
“Sono una persona calmissima e
giusta. Mi danno fastidio le persone false e sono poco tollerante verso che
cerca di apparire diverso da quello che è solo per ottenere dei vantaggi.”
Sul campo da rugby, invece, come sei?
“Anche lì resto calma se l’avversario
gioca correttamente, altrimenti mi arrabbio. A differenza degli altri momenti
della giornata, però, in campo divento spaventosamente cattiva. Non si tratta
di una cattiveria nociva. Non voglio fare male all’avversario, né voglio essere
scorretta. È come se indossassi una corazza che mi rende forte e capace di
affrontare l’avversario. Non è facile da spiegare perché gioco a rugby da poco,
quindi ancora non lo capisco bene nemmeno io cosa mi succede in quel momento.”
Perché giochi a rugby?
“È da tanto che desidero una
squadra femminile. Sono ormai circa sei anni che seguo la Volsci. Ne sono
innamorata da sempre e la nascita di una squadra femminile è quello che
aspettavo da molto.”
Cosa ti piace del rugby?
“Quello che preferisco è
sicuramente il contatto sul campo. Anche se molti miei colleghi non sono d’accordo,
io adoro il campo dove giochiamo adesso. Mi piace giocare all’aperto e non vedo
l’ora che inizi a piovere per sporcarmi tutta di fango. Che bello giocare sotto
le intemperie e sporcarsi! Aldilà di questo, del rugby mi piace anche il fatto
che ognuno è indispensabile per l’altro. Il singolo soccombe sotto l’altrui
benessere. Tutti sono indispensabili e importanti allo stesso modo.”
UN CACCIATORE PROVETTO
Una passeggiata in montagna a
caccia di animali e poi verso il fiume a pesca di trote. Una partita a rugby
per dare libero sfogo alla sua vivacità di bambino e poi di corsa a casa per
guardare i cartoni. Se potesse Mattia Sperduti trascorrerebbe così tutte le sue
giornate. A soli sei anni non è difficile capire quali sono le cose importanti
nella vita. Ascoltare i consigli di mamma e papà, aiutare la sorellina Sara a
fare la brava bambina e fare amicizia con i bambini che, come lui, amano
giocare a rugby. La vita è una cosa meravigliosa se, come Mattia, si impara a
seguire le proprie passioni, senza paura di sbagliare ma con tanta voglia di
imparare.