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RUGBY: SPORT DI PROVINCIA CHE CONQUISTA GLI ITALIANI

La realtà del Volsci Sora piccola squadra nata dal nulla


(IRIS) - ROMA, 17 NOV - Una rivoluzione può nascere anche per caso: come in una cittadina vicino Birmingham, un pomeriggio come tanti. Alcuni ragazzi si ritrovano per giocare, cercano un campo adatto, con loro hanno un pallone: si fanno due squadre e si inizia a giocare. Nessuno saprà mai il perché fino in fondo, ma un ragazzo prese il pallone con le mani, trasgredendo le regole, e comincia a correre. E' una pazzia pensano i suoi amici, lui non se ne cura e corre ancora più forte. Alla fine della corsa, stanco e sudato Williams Ellis avrà inventato un nuovo sport e con esso una nuova filosofia di gioco: il Rugby. Quasi 200 anni dopo e a parecchi kilometri di distanza dei ragazzi stanno continuando quella corsa contro le regole convenzionali e gli sguardi increduli di chi li conosce. Mettere su una squadra di rugbisti, in un posto dove se dici rugby capiscono football americano. Sui primi campi dove si incontravano, i neofiti della palla ovale dovevano driblare buche, sassi e tappi di bottiglie. Cercando di spiegare e soprattutto capire le regole di quel nuovo sport. Una su tutte sembrava veramente strana: per andare avanti, avanzare, bisognava tassativamente passare la palla all'indietro, al compagno di squadra che ti sta seguendo.Regole strane forse ma intrise di valori forti: rispetto dell'avversario, lealtà tra compagni che vanno sempre sostenuti (anche in senso fisico), l'uguaglianza: per quanto bravo senza una squadra non sei nulla; la democrazia: tutti possono giocare, se pesi 70 o 130 kg, se sei alto e potente o basso e veloce, c'è posto per tutti. La pioggia bagna allo stesso modo l'ala come il pilone, il vento di novembre batte sul mediano di mischia come sul tre quarti: nessuno può uscire fuori dal campo pulito, senza terra, erba, fango o sangue addosso. Verrebbe guardato da tutti, giocatori e pubblico come un lavativo, anzi peggio: come un traditore.Il campo è cambiato e la regola l'ha capita bene il Volsci Rugby Sora, tanto che domenica dopo domenica allenamento dopo allenamento non solo riesce a fare un buon gioco di squadra, e forse proprio per questo,  ma partita dopo partita batte i suoi avversari del campionato della serie C (l'ultima giornata ha vinto contro il Formia per 50 a zero). Cresciuti ai piedi dell'Appennino del basso Lazio, nella Valle di Comino, la squadra è formata da ragazzi uniti dalla passione per un gioco e dalla difficoltà di farla emergere su di un campo molto difficile, irrigato con l'impopolarità di uno sport che solo da pochi anni sta conquistando gli italiani. Negli ultimi dieci anni il numero dei tesserati in Italia è passato da 25 a 80 mila.“Se vuoi iniziare parti, anche da solo poi vedrai che si allargherà da solo” questo il consiglio che si è sentito dare Gianluigi quando andava, quasi in pellegrinaggio, a parlare di rugby ad Avezzano o Colleferro, luoghi dove la passione per questo sport aveva attecchito da tempo. A chi invece, vicino casa, lo guardava dubbioso parlare di rugby, e gli chiedeva come avrebbe potuto lui così magro giocare, è sui 65 kg, o che non c’erano campi: lui tranquillo rispondeva che i campi si creano: magari adattando quelli da calcio. La miccia, dice Gianluigi Palombo dirigente sportivo del Volsci Sora, una volta accesa non si può più spegnere: “La passione ce l’ho da quando avevo 12 anni, guardando in televisione le 5 [allora] nazioni”. In effetti la voglia di praticare uno sport così duro ma sano non l’ha mai abbandonato, anzi è cresciuta ed è riuscita a contagiare chi gli era intorno: e proprio come in una partita quando un compagno parte verso la meta il resto della squadra lo sostiene.

Autore: Fabio Ferri

 
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