
"Quattro chiacchiere con il presidente " di Melania Di Palma
Uomo tenebroso Paolo Faticanti, il Presidente del Volsci Rugby. Farmacista, appassionato di sport, parla poco e non ama raccontarsi. La passione per la palla ovale, lo costringe, però, ogni giorno a sfide nuove, come parlare del suo incontro con il rugby...
“La mia passione per il rugby nasce per caso. Sono sempre stato uno sportivo, ma è solo grazie ad alcuni amici che ho conosciuto questo sport. Un giorno mi hanno trascinato a Casalattico, la prima storica sede di quella che è poi diventata la Volsci Rugby. È lì che c'è stata la folgorazione. Un colpo di fulmine che ha decretato la nascita di questa passione che continua a crescere di anno in anno.”
Da sportivo, sei poi passato al ruolo di Presidente. Come è stato possibile il salto?
“È stato necessario compiere questa scelta. La carriera sportiva, si sa, non può avere vita lunga. Inoltre, sentivo doveroso fare qualcosa perché il progetto di una squadra di rugby non fosse abbandonato sul territorio. Un passaggio quasi obbligato, quindi, del quale però non mi pento. Grazie a questa scelta ho conosciuto tante persone, con le quali collaboro nel portare avanti questo progetto. Da ognuno di loro ho tratto arricchimento. Sono persone di quelle che ti guardano negli occhi quando ti parlano. Un grande pregio.”
Tante, quindi, le persone che ti affiancano in questo progetto?
“In realtà non tanti quanti ne vorrei. E un po' mi rammarico per questo, perché immagino che si potrebbe fare meglio se ci fosse un maggiore coordinamento delle attività. Una carenza questa legata al tipo di sport. Il rugby è ancora poco conosciuto, quindi le persone che vi si avvicinano sono ancora troppo prese dalla fase sportiva per interessarsi a quella organizzativa. E questo rende per me difficilissimo conciliare gli impegni quotidiani con quelli sportivi. Come in tutte le cose che mi appassionano, c'è un assorbimento fisico e mentale al 100%, che mi lascia meno tempo per altro.”
L'anno scorso la prima squadra ha ottenuto grandi risultati, credi che un po' di merito sia anche tuo?
“Mio assolutamente no. Il merito è solo loro, dei tecnici e dei ragazzi. Io sono solo il coordinatore. Il mio compito è essenzialmente quello di far conoscere il Volsci Rugby e di promuovere uno sport sano. Non ho altri meriti se non quello di accettare con grande entusiasmo ogni proposta che mi viene presentata. Come quella della squadra femminile, un progetto che ha preso vita quest'anno. Anche in questo caso il merito non è mio, ma del Dott. Domenico Altobelli, del Consiglio Direttivo del Volsci Rugby. È stato lui a promuovere l'iniziativa, anche se confesso che sono stato entusiasta del progetto fin dall'inizio. Io gli ho garantito solo il mio supporto.”
Un'altra componente importante della squadra è quella del Mini Rugby...
“Si si, una componente davvero essenziale. Da padre, sono felice di pensare che, attraverso lo sport, riusciamo a impartire ai bambini lezioni importanti per il loro futuro. Un primo, essenziale, motto del rugby è io non perdo mai perché mi diverto. Ed è questo che devono tenere sempre presente. Fondamentale per affrontare tutte le sfide della loro carriera sportiva.”
Davvero ci si diverte sempre? Anche quando si perde?
“ Chiaramente anche noi giochiamo per vincere. Ma, contrariamente ad altri sport, nel rugby non c'è il culto della vittoria, ma quello della partecipazione. È questo che ti permette di sopportare meglio il peso della sconfitta. Ed è sempre questo principio a spingere il Volsci Rugby verso l'impegno sociale. Lo sport trasmette valori che sono applicabili alla vita di tutti i giorni. Quindi anche il nostro impegno per la società è conseguenziale ai valori che il rugby insegna. Siamo un gruppo di ragazzi che hanno valori sani. Spero che un giorno tutti loro, adulti e bambini, possano ricordare con grande affetto i loro compagni e i bei momenti trascorsi insieme.”