10anni

 

In occasione della Notte Bianca dello sport il 25 Agosto 2012  la Volsci Rugby Sora ha l'onore di ospitare la presentazione del libro " Una meta dopo l'altra" di una leggenda del mondo ovale : Marco Bollesan .
Vissi al cinque per cento, non aumentate la dose. lo scrisse il grande Eugenio Montale, che in comune con Marco Bollesan ha soltanto la genovesità. Perché Bollesan non è stato un poeta, o forse lo è stato a modo suo, ma è stato, ed è, un guerriero, in campo e fuori dal campo, e ha iniziato a combattere dal primo battito della sua vita, e non ha voglia di smettere neanche adesso. Marco Bollesan ha vissuto al cento per cento, in ogni istante, dagli inizi nel Cus Genova ai tanti anni in nazionale. Dall’esordio nella Malapasqua di Grenoble, con la benedizione di Le Mongol, agli scudetti con Partenope e Brescia. Dal Mondiale come allenatore al sei nazioni come team manager. Ha vissuto perché non aveva scelta, perché nel mondo che conosceva lui si imparava a essere feroci oppure non si viveva. E per questo può dire che il rugby era relax, le battaglie erano quelle di tutti i giorni. e le racconta tutte, quelle battaglie, in campo e fuori, senza pudori e senza invenzioni, perché quello con la palla ovale è uno sport che obbliga alla verità: non puoi fingere di essere quello che non sei.

Giocare a rugby, dice la leggenda del rugby italiano, è come farsi una radiografia: si capisce subito che tipo sei. E che tipo fosse Marco Bollesan lo sanno i suoi compagni, che per lui e insieme a lui avrebbero fatto qualunque cosa. Lo sanno i suoi avversari, che hanno ingaggiato battaglie senza esclusione di colpi, ma hanno sempre riconosciuto la sua grandezza, come il capitano dell’Inghilterra, cioè dei maestri, cioè gli inventori del rugby, che un giorno gli disse: «Peccato che non sei nato inglese». Questo è il più bel complimento che la leggenda del nostro rugby si porta dentro come una medaglia, lui che non ha mai desiderato di essere nato altrove che in Italia.



 
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