INTERVISTA TRIPLA
Da piccoli si contendevano le coccole della mamma, ora i tre fratelli Leonardo, Giacomo e Lorenzo Tersigni si contendono le attenzioni dell’allenatore Damiano Massari. Il loro incontri con il rugby è avvenuto in momenti diversi, ma ora tutti e tre si dedicano, anima e corpo, alla Volsci. Come avete conosciuto il rugby?
Leonardo : “Ho sempre seguito il rugby in tv. Ne ero attratto anche se non capivo le regole. All’università ho cominciato a seguirlo più assiduamente. Poi Valentino Vitale mi ha convinto a partecipare ad un allenamento. Alcuni studenti giocavano nella Valcomino Rugby – il primo storico nome della Volsci. Durante la settimana, impossibilitati ad allenarsi con la squadra, approfittavano del piazzale vicino al Policlinico per giocare. Devo dire, però, che non è stato un incontro felice. Quel giorno mi sono fatto male alla caviglia, e quindi ho rinunciato prima ancora di iniziare. La passione per il gioco però è rimasta, così ho continuato a seguire il rugby da tifoso. Tre o forse quattro anni dopo, Giacomo ha iniziato ad allenarsi con la Volsci e io l’ho seguito. Mi sono trovato subito bene. Grazie a Federico Altobelli ho iniziato a capire le regole e a giocare qualche partita. Lo ringrazio ancora per l’appoggio e la fiducia data.”
Giacomo : “Come diceva Leonardo, io sono stato il primo della famiglia ad arrivare nella Volsci. Non so individuare il momento esatto in cui ho iniziato a seguire il rugby, ma so benissimo che sono arrivato nella Volsci spinto dal vicecapitano Mirko Tatangelo.”
Lorenzo : “Anch’io devo il mio incontro con il rugby a Mirko. È da sempre un amico di famiglia ed è stato il primo a parlarmi di rugby.”
Le vostre aspettative sul rugby sono state deluse dopo il vostro arrivo in squadra?
Leonardo : “Ho sempre apprezzato l’immagine sana del rugby, la lealtà tra le persone con le quali giochi. In campo sfoderi l’agonismo, ma fuori dal campo la rivalità scompare. L’aspetto che meno mi piace dello sport è la sua strumentalizzazione al fine del business e il cattivo approccio nella sfera sociale, in quanto i tifosi diventano simbolo di violenza. Tutto questo non ha ancora contagiato il rugby e sono sicuro che non lo farà mai. In questo senso posso affermare sicuro che no, le mie aspettative non sono state deluse.”
Giacomo : “All’inizio era tutto nuovo, quindi non avevo aspettative. Poi, invece, ho capito che, se fatto bene come lo facciamo noi, diventa un modo di convivenza, dove si mangia, si beve, si ride e si scherza… oltre a fare sport! Non ho mai avuto aspettative e questo è un bene, perché sono felice di tutto quello che ho trovato nella rugby.”
Lorenzo : “Quello che pensavo del rugby all’inizio è totalmente diverso da quello che penso ora. Quando ho iniziato l’ho preso come un hobby, solo più tardi è diventata una passione. Come ogni bravo studente, la mia priorità era quella di impegnarmi nello studio per conseguire il diploma. Il rugby lo lasciavo al secondo posto, senza pensarci troppo su. Continuando a giocare ho però capito che non si tratta solo di un modo per occupare il tempo libero. È un impegno che porto avanti con serietà.”
Cosa vi piace del rugby?
Leonardo : “È un ambiente che ti sprona a dare sempre il massimo, ad essere sempre attento perché una tua distrazione si può ripercuotere sui compagni. La qualità più importante in un rugbista è infatti la razionalità.”
Giacomo : “Del rugby mi piace l’assacicciamento, il rack per intenderci. Ma anche la filosofia del rispetto degli altri e del sacrificarsi fino al limite per permettere al compagno di fare meta.”
Lorenzo : “Mi piace il contatto con la squadra prima di entrare in campo. Ogni cosa lega tutto, è uno sport di unione anche a livello personale. Per essere un bravo rugbista la tenacia non basta, devi essere dotato anche di un carattere forte. È il carattere a fare la differenza tra i giocatori.”
Siete sempre stati degli sportivi?
Leonardo : “Verso i 14-15 anni ho iniziato a dilettarmi nell’arrampicata sportiva. L’ho abbandonata per l’università e per l’approccio alla bella vita universitaria. Ho continuato a fare qualche partita a calcetto con gli amici. Ma mi sono dedicato soprattutto al mantenimento in forma della mandibola. Sono di buona forchetta e per qualche anno questo è stato l’unico sport che ho praticato.”
Giacomo : “L’unico sport che abbia mai fatto è stato portare a pascolo le capre di mio nonno. Non è uno sport? Non m’interessa perché da piccolo lo consideravo al tempo stesso un impegno e un divertimento, ed è così che dovrebbe essere uno sport.”
Lorenzo : “L’unico sport che abbia mai fatto è stata l’atletica. Mi sono dedicato anche ad altre cose, ma no, non sono mai stato uno sportivo.”
Coltivate altre passioni?
Leonardo : “Io sono un laureando in Economia europea, sono quindi molto interessato alla politica internazionale e all’economia internazionale.”
Giacomo : “Io amo molto la musica, ho anche provato a suonare la batteria, ma non faceva per me. Amo viaggiare perché mi piace conoscere posti nuovi.”
Lorenzo : “Mi piace il modellismo e giocare a soft-hair. Ho fatto BMX allo skate-park. Fino a poco tempo fa ero il batterista di un gruppo di metallica, mentre ora suono in un gruppo di cover di Litfiba. Sono però sempre in cerca di cose nuove.”
Anche caratterialmente siete diversi?
Leonardo : “Io sono un pacioccone. Sono molto pignolo. Spesso, con la mia fidanzata Sonia sembro poco attento, ma in realtà sono una spalla sulla quale contare.”
Giacomo : “Io sono cattivo, visto che tutti si definiscono dei buoni! Anzi sono giusto, esatto e concentrato. Sono un bravo ragazzo, adempiente ai suoi doveri. Nella vita professionale sono uno sguattero di falegname. A volte sono pigro e svogliato, ma rimango sempre un gran lavoratore. Sono un riformista, ma mi piacciono le rivoluzioni fatte con le idee, senza usare la violenza. Per questo adoro il film di James McTeigue V per vendetta , tratto dall’omonimo romanzo di Alan Moore.”
Lorenzo : “Sono una persona molto disponibile e curiosa. Ho iniziato da poco l’Accademia delle Belle Arti, ma non so ancora cosa voglio diventare da grande. Mi piace girare video, ma anche occuparmi di grafica e di foto multimediali. Ho impostato la mia vita un po’ come Travis Barker, batterista dei Blink 182. Sono di larghe vedute, quindi non mi dedico mai esclusivamente ad una cosa. Sono un po’ come il protagonista del film Confessione di una mente pericolosa di George Clooney. Lui è un agente segreto che nella vita ricopre vari ruoli. Un maestro nell’arte del bluff.”
Qual è il motto della vostra vita?
Leonardo : “Siate oggi quello che volete essere domani. Mi piace perché le persone pensano al futuro senza capire che per raggiungere determinati obiettivi bisogna darsi da fare fin da subito.”
Giacomo : “Non ho un motto, però ogni mattina, quando mi sveglio, mi guardo i piedi. Se li vedo vuol dire che mi sono alzato ed è una grande cosa alzarsi ogni mattina.”
Lorenzo : “Dio perdona, io no. Perché ad ogni azione corrisponde una certa reazione, la mia reazione.”
CON LA VOLSCI HO TROVATO L’AMORE!
Veronica Capocci è la giovane Presidentessa di una Cooperativa che opera nel sociale. Una persona molto riservata e dal sorriso rassicurante. Completamente estranea al mondo dello sport, ha scelto di diventare una rugbista, perché il rugby non solo fa bene al fisico e alla mente, ma, a volte, anche all’amore… Ci spieghi meglio in cosa consiste il tuo lavoro?
“In questo momento siamo nel progetto accoglienza profughi e aiutiamo i profughi al riconoscimento dello status di rifugiati politici. La tipologia è soprattutto donne con prole e in stato di gravidanza.”
Come hai iniziato questo lavoro?
“È stato un po’ merito del caso, un po’ delle persone che ho incontrato strada facendo, un po’ il fatto che mi piace il lavoro di gruppo, mi piace aiutare gli altri, soprattutto le persone che sono in difficoltà e che non hanno altre persone che le possono aiutare. Per fare questo lavoro devi avere qualche ideale, soprattutto di giustizia. Io credo che a tutte le persone debbano essere riconosciuti uguali diritti e opportunità.”
Come hai conosciuto la Volsci?
“Il mio incontro con il rugby è stato casuale, me ne ha parlato un amico. Io non avevo mai praticato sport, sono allergica a qualsiasi forma di sport. Ho fatto il mio primo ed unico tentativo con il rugby e mi sono innamorata.”
Cosa pensi del rugby?
“Il rugby è uno sport bellissimo, molto leale, questo mi piace. È uno sport di contatto, di scontro, però nel contatto non si scarica aggressività perché devi pensare a non far male a nessuno, a non farti male, quindi c’è sempre un impegno mentale in tutto quello che fai.”
Secondo te perché c’è ancora così poca partecipazione, soprattutto nel progetto femminile?
“Io credo che siamo ancora poche perché ci sono molti pregiudizi. Proprio perché è uno sport di contatto, si crede ci sia facilità di farsi male, ci sia la possibilità di essere picchiate, ci sia la possibilità di curarsi spesso. Succede, succede di infortunarsi, ma succede in tutti gli sport. Forse, anzi, nel rugby, essendo esso più leale, c’è meno possibilità di farsi male rispetto ad altri sport dove l’etica è un po’ meno rispettata.”
Come ti trovi con le tue compagne di squadra?
“Non tutte sono vicine al tipo di vita che io faccio, però quello che mi ha stupito e che mi colpisce è che le ragazze che si avvicinano a questo sport hanno un grande spirito di gruppo che le rende capaci di accogliere le nuove, di farle sentire importanti. Non ho mai sentito fare osservazioni su ragazze meno esperte, c’è sempre una grande fiducia verso tutte.”
Quindi i rapporti tra di voi sono sempre idilliaci?
“Beh, si cerca di mantenere le tensioni della nostra vita al di fuori, per giocare e per aiutare le altre persone a conoscere questo sport. Anche se c’è qualche piccolo screzio tra di noi, vedo che non si sviluppa, la cosa nasce e muore nel momento stesso in cui inizia.”
Cosa ha significato per la tua vita privata l’incontro con la Volsci?
“Lo spirito del rugby mi ha spinto a fare determinate scelte anche in amore. È uno sport che seleziona molto, trovi persone estremamente sane nei principi qui. La Volsci mi ha dato un motivo in più per aiutarmi a superare difficoltà e limiti.”
DR. JEKILL E MR. HYDE!
Gaetano Leone è un giovane parrucchiere dal sorriso smagliante, occhi furbi e vivaci che cercano di apparire più misteriosi di quanto effettivamente siano. Catanese per nascita, vive a Colleferro, dove diviso tra lavoro e amici riesce comunque a trovare del tempo per stare da solo e tranquillo, a stretto contatto con i suoi pensieri di giovane uomo deciso a non mollare, a darsi da fare senza
mai sfuggire alle proprie responsabilità. Quando hai iniziato a giocare a rugby?
“Ho iniziato a giocare a Colleferro quando avevo circa 11 anni. Da piccolino giocavo a calcio, ma non ero bravo con i piedi, così sono stato costretto a smettere subito. Dopo un po’ ho conosciuto il rugby e me ne sono innamorato. Iniziare il rugby da piccolo ha determinato in me soprattutto un cambiamento a livello caratteriale. Mi ha insegnato a stare calmo, a stare in mezzo alla gente, ad essere buono e soprattutto mi ha fatto crescere mentalmente. Quando ti scontri in mezzo al campo con qualcuno è facile diventare aggressivi, soprattutto quando si è molto giovani. Invece il rugby ti insegna a rispettare l’avversario, durante la partita per non fare fallo, dopo la partita festeggiando tutti insieme.”
Quando sei arrivato nella Volsci?
“Ho conosciuto la Volsci due anni fa, tramite un ragazzo di Colleferro che fino all’anno scorso giocava con noi.”
Cosa pensi di questa squadra?
“Mi trovo molto bene, penso che sia una bella squadra. Sono sicuro che possiamo migliorare. Abbiamo le capacità, ma le dobbiamo sfruttare meglio.”
E dei tuoi compagni, invece, cosa pensi?
“I miei compagni sono tutti dei bravi ragazzi. Spero di continuare questa avventura con loro. Da casa mia a Sora sono circa 70 Km di distanza, quindi è abbastanza duro venire fin qui per gli allenamenti, soprattutto considerando che finisco di lavorare sempre tardi. Credo che il rugby in generale sia uno sport duro, però quando una cosa ti piace la fai con il cuore. L’amicizia che mi lega ai miei compagni di squadra, poi, rende tutto ancora più piacevole.”
Che tipo di rugbista sei?
“Riesco a gestire il gioco, ma soprattutto cerco di rimanere tranquillo e di far rimanere tranquilli anche gli altri. D’altro canto, però, non sono bravo a passare la palla. Ho sempre paura di fare stupidaggini, quindi ogni volta finisco col tenerla io e non la passo ai compagni, come invece dovrei. Cerco sempre di rimanere concentrato, soprattutto perché, facendo un lavoro artigianale, devo sempre essere più furbo degli altri per cercare di non farmi male.”
Fuori dal campo, invece, come sei?
“È molto difficile riuscire a capirmi. Mi si deve saper prendere. Tendo sempre a rimanere da solo, però se sono in un gruppo che riesce a farmi stare nel vivo dell’ambiente riesco anche a stare insieme agli altri. Sono un solitario però mi piace lo sport di squadra, mi piace stare con la gente. È strano ma è così. io sono entrambe le cose: mi piace rimanere da solo, ma mi piace anche stare in mezzo alla gente. Il problema è che penso molto, anzi forse troppo, per questo a volte mi isolo un po’.”