
CHE PASSIONE L’ARTE!
Federica Mattei poteva diventare un’artista, ma è troppo timida per
mostrare i suoi capolavori agli altri. Sebbene non lo dia a vedere, è molto
riservata e custodisce gelosamente i suoi piccoli segreti. Come nascono le tue opere d’arte?
“Devo correggerti, non sono tanto presuntuosa da definire i miei lavori opere d’arte. Quando realizzo un dipinto, un disegno o qualsiasi altra cosa non sto troppo su a pensarci. Prendo la prima cosa che mi capita tra le mani e la utilizzo come meglio credo senza stare a riflettere troppo sul da farsi. L’arte rappresenta il mio modo di liberarmi dalle tensioni accumulate durante la giornata. È importante che
ognuno di noi si ritagli i propri spazi, dei momenti in cui stare da solo per
dedicarsi solo a se stessi, e l’arte è il mio momento.”
Oltre alla modestia appena dimostrata, quali sono gli altri aspetti del tuo carattere?
“Sono una persona calmissima e giusta. Mi danno fastidio le persone false e sono poco tollerante verso chi cerca di apparire diverso da quello che è solo per ottenere dei vantaggi.”
Sul campo da rugby, invece, come sei?
“Anche lì resto calma se l’avversario gioca correttamente, altrimenti mi arrabbio. A differenza degli altri momenti della giornata, però, in campo divento spaventosamente cattiva. Non si tratta di una cattiveria nociva. Non voglio fare male all’avversario, né voglio essere scorretta. È come se indossassi una corazza che mi rende forte e capace di affrontare l’avversario. Non è facile da spiegare perché gioco a rugby da poco, quindi ancora non capisco bene nemmeno io cosa mi succede in quel momento.”
Perché giochi a rugby?
“È da tanto che desideravo una squadra femminile. Sono ormai circa sei anni che seguo la Volsci. Ne sono innamorata da sempre e la nascita di una squadra femminile è quello che aspettavo da molto.”
Cosa ti piace del rugby?
“Quello che preferisco è sicuramente il contatto sul campo. Anche se molti miei colleghi non sono d’accordo, io adoro il campo dove giochiamo adesso. Mi piace giocare all’aperto e sono contenta quando piove perché mi posso sporcare tutta di fango. Che bello giocare sotto le intemperie e sporcarsi! Al di là di questo, del rugby mi piace anche il fatto che ognuno è indispensabile per l’altro. Il singolo soccombe sotto l’altrui benessere. Tutti sono indispensabili e importanti allo stesso modo.”
DA UNA SCONFITTA C’È SEMPRE DA IMPARARE
Non ha tempo da perdere in frivolezze il nostro Capitano Mirko Tatangelo, sempre super impegnato con il lavoro e con la Volsci. Come hai conosciuto il rugby?
“Ho sentito per la prima volta parlare di rugby da un estraneo che una sera al pub decantava le lodi di questo sport e della sua squadra, il Casalattico. Poi pian piano ho cominciato a informarmi, però la prima volta in campo mi ci ha portato il grande Big Foot Mirko Sardellitti. Mi è piaciuto subito. I primi allenamenti mi sentivo realizzato, mi sentivo di far parte di una squadra e mi sentivo veramente bene. Dopo cinque anni ho la stessa sensazione.”
Come ti senti dopo una sconfitta?
“Dopo una sconfitta la voglia di giocare aumenta, perché vuol dire che tu hai un limite. La sconfitta è giustificata dalle tue limitate capacità. Non significa solo che c’è qualcuno che è più forte di te. Il rugby è uno sport dove non vince il più forte, vince colui che ha saputo meglio sfruttare la situazione. Devi usare le tue doti al meglio. Non c’è una regola ben precisa, è come la guerra, ogni battaglia ha la sua storia. Non è ripetitivo, ogni domenica puoi usare una strategia diversa, devi usare una strategia diversa. Più volte cambi la tua strategia e più hai possibilità di vincere. Devi essere un passo avanti all’avversario. È più importante la tecnica che la forza che usi.”
Ti definiresti un bravo rugbista?
“Non so se mi posso definire un bravo rugbista, certo è che quando entro in campo cerco di usare al massimo il cervello, anche se a volte si spegne. A chi non gioca sembra talmente semplice come gioco, perché prende in considerazione solo le regole senza dar peso alle emozioni, alla rabbia, alle incomprensioni con i compagni…”
Cosa ci racconti del terzo tempo?
“Io sono uno che il terzo tempo lo vive con passione. Il terzo tempo è uno dei fattori che mi spinge ancora a giocare a rugby perché è una cosa che ha dello spettacolare. È bello il fatto che dopo esserti massacrato con una persona finisce tutto, amici come prima. Anche se hai perso hai un motivo per festeggiare il terzo tempo, anzi ne hai uno in più perché devi ringraziare l’avversario che ti ha dato prova di capire che hai tanto da migliorare, che devi crescere. Bisogna sempre ricordare che l’avversario non vince perché è più forte fisicamente o perché ha qualcosa di più di te. Vince perché ha gestito meglio la partita o perché si è allenato di più per gestire meglio la partita.”
Cosa speri per il tuo futuro?
“Mi piacerebbe tanto far crescere l’azienda che ora è di mio padre e che in futuro sarà la mia. Sicuramente poi vorrei avere una famiglia prosperosa. Non sono ancora innamorato, forse perché non trovo la donna che cerco o perché non la voglio in questo periodo, questo lo devo ancora capire!”