Rivolto a tutti, dai bambini con handicap ai ragazzi stranieri con difficoltà linguistiche, con il rugby educativo dell'Associazione Schola Rugby l'integrazione culturale e la coesione sociale passano dallo sport. Milanese, 49 anni, ex rugbista e oggi bibliotecario,Enzo Belluardo è fondatore e presidente dell'associazione Schola Rugby(www.facebook.com/pages/ Schola-Rugby) che con un gruppo di 19 insegnanti, educatori e animatori sociali promuove progetti culturali ed educativi nelle scuole di Milano e provincia utilizzando il rugby come strumento didattico.Cosa imparano i bambini praticando questo sport? «L'integrazione e la coesione sociale sjntesi delle quattro regole del rugby: la meta intesa come il prendersi le proprie responsabilità, il placcaggio interpretato come rispetto dell'avversario da fermare con un "abbraccio", il passaggio indietro tradotto nella condivisione di risorse e obiettivi e il fuorigioco sinonimo di solidarietà»..Competenze sociali importanti.
«Oggi come nell'Ottocento quando Thomas Arnold, educatore e filosofo codificò le regole del rugby per insegnare a rampolli dell'upper class britannica come affrontare i profondi cambiamenti sociali prodotti dall'industrializzazione: un'emergenza educativa che si ripropone per prevenire bullismo e discriminazione».
Un' Idea che arriva da Lontano. «Nella sua essenza sì, anche se il rugby educativo da noi proposto
Un' Idea che arriva da Lontano. «Nella sua essenza sì, anche se il rugby educativo da noi proposto
è molto diverso da quello della Tv. È per tutti: bambini con handicap, maschi, femmine, ragazzi stranieri con difficoltà linguistiche e può essere praticato anche in palestra». Al chiuso? «Il nostro obiettivo è fame uno strumento didattico fruibile per gli insegnati ai quali proponiamo -dopo le lO ore svolte con i bambini e che si concludono con un mini torneo non agonistico -un breve corso gratuito di formazione per acquisire dimestichezza con il metodo».Come vi finanziate? «I progetti sono sovvenzionati dai Comuni e consigli di zona che pagano il materiale per le attività così come gli educatori che inviamo negli istituti. Per il resto non abbiamo né società sportiva né una scuola privata di rugby ,ognuno di noi fa altro nella vita e l'impegno nell'Associazione è del tutto volontario».Un sogno nel cassetto? «Diffondere il rugby educativo. Per ora ci hanno chiamato in Svizzera e quest'estate i nostri educatori lo hanno esportato in un orfanotrofio in Bolivia».