10anni

 

Il rugby in Italia fece la sua prima timida apparizione nel 1910, anno in cui, sull'esempio di due squadre estere che si affrontarono a Torino per iniziativa di un giornale, nacque il Rugby Club Torino, che tuttavia non ebbe vita duratura. Dopo aver disputato un solo incontro, infatti, la società si dissolse rapidamente. Nel frattempo, però, il gioco del rugby cominciò ad essere conosciuto anche a Milano, dove nella primavera del 1911 venne giocata, davanti ad un pubblico piuttosto numeroso, la prima partita tra i bianconeri dell'U.S. Milanese, squadra creata ad opera di Piero Mariani, che aveva avuto modo di conoscere ed apprezzare il rugby durante il suo soggiorno in Francia, ed un club francese che riuscì ad avere la meglio sui padroni di casa per 15-00. Questo incontro può essere considerato anche l'inizio dei rapporti rugbystici internazionali dell'Italia, dato che la prima partita disputata ufficialmente avvenne proprio contro una formazione straniera.
Il rugby, all'epoca già praticato in diverse zone d'Europa, come Gran Bretagna, Francia, Galles, Inghilterra, Scozia ed Irlanda, non ebbe però vita facile in Italia, prima per la mancanza di un'adeguata mentalità sportiva, poi a causa del conflitto mondiale che, con la sua drammaticità, tolse voglia e tempo di giocare. Bisogna attendere il 1927 per assistere ad un nuovo tentativo di sviluppo del rugby in Italia ad opera di Stefano Bellandi grazie al quale si costituì il "Comitato Nazionale di Propaganda per il Rugby", riconosciuto anche dal CONI, che nell'anno successivo decretò la costituzione della Federazione Italiana Rugby (F.I.R.).
Nel 1928 si colloca anche il primo successo italiano a livello internazionale: a Milano, infatti, l'Ambrosiana sconfisse con il punteggio di 15-03 la formazione rumena del R.C.T. Bucarest. Tale vittoria fece crescere l'entusiasmo per questo gioco, di cui furono molto apprezzati i valori non solo tecnici, ma anche umani, educativi e morali; ben presto, perciò, diverse città della penisola crearono i loro club, i quali si affrontarono nel 1929 nel primo campionato italiano, vinto dai milanesi dell'Ambrosiana.
In questo stesso anno l'Italia conseguì la sua prima vittoria all'estero: il 27 aprile la formazione italiana costituita da rugbysti delle squadre di Roma e di Milano, sconfisse a Parigi l'A.S. Borse per 05-03. Il 20 maggio, invece, con l'incontro disputato in Spagna contro la Catalogna, davanti ad un pubblico numerosissimo ed ai reali di Spagna, iniziò la storia della nazionale azzurra che in quell'occasione venne sconfitta per 00-09.
Gli azzurri dovettero attendere l'anno successivo per conquistare la loro prima vittoria che giunse il 29 maggio 1930 contro la Spagna, sconfitta all'Arena di Milano per 03-00. Furono ancora una volta gli eventi bellici ad interrompere la pratica del rugby in Italia, che, alle soglie della seconda guerra mondiale, aveva club di un certo valore caratterizzati da una preparazione specializzata.
Al termine del conflitto, che aveva strappato alla vita anche numerosi rugbysti, il desiderio di ritornare il prima possibile alla normalità portò ad una rinascita del gioco; nacquero anche nuove squadre, di cui alcune sui frammenti di club dell'anteguerra. Già nell'autunno del 1945, nonostante le difficoltà ed i forti disagi, questi club tornarono ad affrontarsi nel campionato. Ben presto la regione del Veneto venne ad assumere una posizione di primo piano nel panorama rugbystico italiano, tanto da conquistare l'appellativo di "Repubblica del rugby italiano".
Il primo incontro rugbystico della nazionale post-bellica, invece, avvenne a Rovigo contro la Francia B nel marzo del 1948 e si concluse con il netto vantaggio dei francesi vincitori per 39-06.
Negli anni successivi l'Italia cominciò a disputare diverse tournèe in giro per il mondo, stringendo rapporti con prestigiose formazioni straniere; la possibilità di confrontarsi con squadre di altri paesi ebbe un valore inestimabile, in quanto contribuì allo sviluppo di una migliore mentalità tecnica. Gli azzurri, pur trovandosi spesso ad affrontare club molto forti e preparati, non si scoraggiarono mai, neanche di fronte alle sconfitte, anzi vennero progressivamente migliorando la loro tecnica, conquistando anche le simpatie di un pubblico sempre più numeroso. L'interesse per la pallovale finì via via per conquistare anche l'universo femminile: le donne, stanche di essere solo spettatrici, alla fine del 1978, a Milano, diedero vita alla prima squadra di rugby femminile. Sull'esempio di Milano, anche in altre città della penisola le ragazze cominciarono ad organizzarsi in modo spontaneo creando squadre che di tanto in tanto si affrontavano tra loro. Pur tra numerose difficoltà, nel 1984 fu disputato, seppure in via sperimentale, il primo campionato femminile, nel quale un posto di primo piano è sempre stato ricoperto dalla formazione di Treviso. Anche il rugby femminile nel corso del tempo ha conquistato un posto nel panorama internazionale, a partire dal 1985, quando le Azzurre affrontarono a Riccione una formazione francese in una gara che si concluse con un pareggio (00-00).Con il passare degli anni il rugby italiano ha subito un'importante evoluzione: i club, grazie a maggiori possibilità economiche, si sono dotati di nuove strutture organizzative, hanno cominciato ad assistere ed a seguire più attentamente gli atleti e ad intensificare gli allenamenti in virtù di una preparazione sempre più specializzata sia a livello atletico, sia a livello tecnico. Sono cominciate inoltre le sponsorizzazioni ed il mercato si è arricchito con l'acquisto di giocatori stranieri. Il livello di gioco, dunque, è cresciuto rapidamente ed anche i mass media hanno iniziato a porre maggiore attenzione al rugby. A partire dal 1980, poi, l'Italia non ha fatto altro che rincorrere un sogno: quello di entrare nel 5 Nazioni, sogno che finalmente si è realizzato sabato 5 febbraio 2000, quando, allo stadio Flaminio di Roma, alle ore 15.00, gli azzurri hanno giocato la prima partita del torneo, divenuto delle 6 Nazioni, vincendo contro la Scozia con il punteggio di 34-20.
 
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