Il Barbarian Football Club, Baa-Baas per gli amici,è una squadra di rugby a quindici ad invito con sede in Gran Bretagna, sono convocabili con questa squadra tutti i giocatori del mondo poco importa se appartengano o meno alla propria nazionale di appartenenza, l'importante è che rispettino il motto dei Barbarians :
"Il rugby è un gioco per gentiluomini di tutte le specie, esclusi i cattivi sportivi di qualsiasi specie"
motto che nasce dai principi che stanno alla base del gioco del rugby stesso e quindi della selezione dei Barbarians. Convocati nella partita di sabato scorso contro gli All-Blacks tre italiani: Perugini, Del Fava, Geldenhuys, a sottolineare lo stato di forma degli avanti italiani.
La squadra nasce il 9 aprile 1890 in un hotel di Bradford, nel nord dell'Inghilterra, dall'idea di William Percy Carpmael, da allora si contano partite contro le più grandi nazionali del mondo sia dell'emisfero nord che dell'emisfero sud.Guardare i barbarians giocare significa ammirare le fondamenta del rugby prendere vita, giocatori, che si sono scontrati su fazioni opposte in partite di tutti i campionati, ora si vedono schierare in campo insieme, spalla a spalla, in formazioni che potrebbero essere il sogno di ogni allenatore, giocando per il puro spettacolo ed il rispetto dell'avversarioSecondo molti la metta più bella è proprio quella che i Barbarians fecero il 27 Gennaio 1973 all'Arms Park di Cardiff, quando i Barbarians sfidarono gli All Blacks. Siamo al secondo minuto di gioco, l'azione è confusa e i neozelandesi calciano il pallone nei 22 metri avversari. E, a questo punto, ecco il capolavoro. Il pallone viene raccolto sulla linea dei dieci metri da Phil Bennett, spalle rivolte alla meta avversaria. Bennett si volta e, da solo, dribbla tre neozelandesi. La palla arriva a JPR Williams. Placcaggio alto, ma JPR riesce a liberarsi del pallone a favore di John Pullin. In difficoltà, linglese libera verso John Dawes che accelera. Il sostegno dei compagni è encomiabile, avrà almeno 5 o 6 giocatori alle sue spalle. Dawes supera un paio di All Blacks e passa all'interno il pallone a Tom David, alla sua prima apparizione con i Barbarians. Sempre con un grande sostegno, David supera la metà campo e, mentre viene placcato, passa con una sola mano il pallone a Derrick Quinnell. Gran passaggio. Ma non è finita qui. Sempre con tutta la squadra alle sue spalle, Quinnell gioca a una sola mano la palla all'esterno. Probabilmente il pallone non voleva essere per Edwards, più in dietro rispetto all'azione, ma per David Duckham. Ma Gareth Edwards è un fulmine, si infila tra compagni e avversari e afferra il pallone. Lo scatto è perentorio, il mediano di mischia gallese entra nei ventidue metri neozelandesi e continua a premere sull'acceleratore. Non ci sono più maglie nere tra lui e la meta. Edwards passeggia lungo la linea laterale, la sfiora e, infine, il tuffo in meta, e nella leggenda.Parlando di questa meta Edwards disse: Se vedessi l'azione senza sapere come va a finire, quando Phil raccoglie la palla nei nostri ventidue penserei:. Per fortuna di Bennett, Edwards si sarebbe sbagliato. Inutile dire che i nomi che avete appena letto sono di giocatori entrati nella leggenda come tra i più bravi che abbiano mai calcato un campo da rugby, da molto prima che il rugby diventasse professionistico, si avete capito bene, molti di loro lo facevano per hobby e per vivere facevano i dottori, avvocati, minatori, operai... questo è uno sport che non si fa per soldi ma per il puro piacere di farlo, sempre che voi siate dei gentiluomini.
"Il rugby è un gioco per gentiluomini di tutte le specie, esclusi i cattivi sportivi di qualsiasi specie"
motto che nasce dai principi che stanno alla base del gioco del rugby stesso e quindi della selezione dei Barbarians. Convocati nella partita di sabato scorso contro gli All-Blacks tre italiani: Perugini, Del Fava, Geldenhuys, a sottolineare lo stato di forma degli avanti italiani.
La squadra nasce il 9 aprile 1890 in un hotel di Bradford, nel nord dell'Inghilterra, dall'idea di William Percy Carpmael, da allora si contano partite contro le più grandi nazionali del mondo sia dell'emisfero nord che dell'emisfero sud.Guardare i barbarians giocare significa ammirare le fondamenta del rugby prendere vita, giocatori, che si sono scontrati su fazioni opposte in partite di tutti i campionati, ora si vedono schierare in campo insieme, spalla a spalla, in formazioni che potrebbero essere il sogno di ogni allenatore, giocando per il puro spettacolo ed il rispetto dell'avversarioSecondo molti la metta più bella è proprio quella che i Barbarians fecero il 27 Gennaio 1973 all'Arms Park di Cardiff, quando i Barbarians sfidarono gli All Blacks. Siamo al secondo minuto di gioco, l'azione è confusa e i neozelandesi calciano il pallone nei 22 metri avversari. E, a questo punto, ecco il capolavoro. Il pallone viene raccolto sulla linea dei dieci metri da Phil Bennett, spalle rivolte alla meta avversaria. Bennett si volta e, da solo, dribbla tre neozelandesi. La palla arriva a JPR Williams. Placcaggio alto, ma JPR riesce a liberarsi del pallone a favore di John Pullin. In difficoltà, linglese libera verso John Dawes che accelera. Il sostegno dei compagni è encomiabile, avrà almeno 5 o 6 giocatori alle sue spalle. Dawes supera un paio di All Blacks e passa all'interno il pallone a Tom David, alla sua prima apparizione con i Barbarians. Sempre con un grande sostegno, David supera la metà campo e, mentre viene placcato, passa con una sola mano il pallone a Derrick Quinnell. Gran passaggio. Ma non è finita qui. Sempre con tutta la squadra alle sue spalle, Quinnell gioca a una sola mano la palla all'esterno. Probabilmente il pallone non voleva essere per Edwards, più in dietro rispetto all'azione, ma per David Duckham. Ma Gareth Edwards è un fulmine, si infila tra compagni e avversari e afferra il pallone. Lo scatto è perentorio, il mediano di mischia gallese entra nei ventidue metri neozelandesi e continua a premere sull'acceleratore. Non ci sono più maglie nere tra lui e la meta. Edwards passeggia lungo la linea laterale, la sfiora e, infine, il tuffo in meta, e nella leggenda.Parlando di questa meta Edwards disse: Se vedessi l'azione senza sapere come va a finire, quando Phil raccoglie la palla nei nostri ventidue penserei: