Mai visti quindici minuti così intensi di Domenico Cirelli
Mai visti quindici minuti così intensi , in un pomeriggio che non ha precedenti nella storia ovale azzurra , in un tempio del calcio così pieno e così diverso.Però quegli ultimi quindici minuti dal trentesimo al termine del recupero sono stati molto più di una meta. Sono stati una umiliazione per gli All Blacks che un arbitro un po' perfido ha lasciato lì a rosolare, evitando con un po' di rigore ma tanta giustizia di concedere una meta tecnica agli azzurri che avrebbe permesso ai tutti neri di uscire da quell'angolo di campo così faticoso e di ricominciare a far volare il pallone come solo loro sanno fare. Una squadra un po' più forte dell'Italia, più brava a giocare a rugby, avrebbe segnato in altra maniera. I nostri con le mani ci sanno fare poco, ma quanto a muscoli e palle (ovali ovviamente) non sfigurano con nessuno. Capitan Parisse che faceva sparire per un attimo l'ovale in una manona e con l'indice indicava il terreno, come a dire "Siamo nati per questo": giù tutti di nuovo, in mischia ordinata. E i neozelandesi che boccheggiavano come una vasca di pesci, quei giocatori dai nomi altisonanti, visti solo su Sky come una finestra su un'altro mondo rugbystico, contro quegli otto italiani (a proposito ne vorremmo qualcuno in più, ad esempio Rizzo per Rouyet sarebbe un buon inizio) cattivi e affamati di metri come non mai. Poi è anche vero che siamo sempre lì, con il nostro fantastico pacchetto di avanti, spingiamo ma non sfondiamo; e infatti niente meta tecnica, proprio perchè, come da perfetta interpretazione del regolamento, se non c'è avanzamento non c'è una netta opportunità di meta e quindi niente meta tecnica. Giochiamo qualche volta anche alla pari con quelli bravi, ma non vinciamo più, fatichiamo a trovare fantasia li dove serve e la presenza di Gower (ennesimo "naturalizzato" ma senza essere stato mai nemmeno in vacanza in Italia) appare proprio come una gran pezza aspettando i vari Bocchino, Buso, Marcato (eterna promessa del Benetton e di Munari) che tutti speriamo saranno pronti per il prossimo mondiale 2011 a proposito proprio in Nuova Zelanda dove questa volta non ci saranno gli 80000 del Meazza a spingere i nostri avanti. Ormai le onorevoli sconfitte ci escono dagli occhi, ma restiamo in campo e in mischia. Proviamo ancora a pensare che quella sia la piattaforma di una ripartenza come le bentornate maul, insieme a una fase difensiva finalmente perfetta nelle spaziature e nei riposizionamenti. Se questo possa bastare a fare una figura che non sia di legno al prossimo Sei Nazioni, non sapremmo dire ma staremo li a guardare.
Ma attenti perchè sabato è già Sudafrica, i campioni del mondo, vincitori del Tri Nations e della serie dei Lions, ma anche loro possono essere sconfitti: è successo venerdi scorso contro la Francia 20-13. Il match è stato ancora una volta li davanti, scontro tra pacchetti di mischia, e per questo l'Italia ha un'altra possibilità di fare una bella prestazione e magari per trovare una vittoria che sarebbe ancora più grandiosa contro i campioni del mondo in carica, mai successo.
Mai visti quindici minuti così intensi , in un pomeriggio che non ha precedenti nella storia ovale azzurra , in un tempio del calcio così pieno e così diverso.Però quegli ultimi quindici minuti dal trentesimo al termine del recupero sono stati molto più di una meta. Sono stati una umiliazione per gli All Blacks che un arbitro un po' perfido ha lasciato lì a rosolare, evitando con un po' di rigore ma tanta giustizia di concedere una meta tecnica agli azzurri che avrebbe permesso ai tutti neri di uscire da quell'angolo di campo così faticoso e di ricominciare a far volare il pallone come solo loro sanno fare. Una squadra un po' più forte dell'Italia, più brava a giocare a rugby, avrebbe segnato in altra maniera. I nostri con le mani ci sanno fare poco, ma quanto a muscoli e palle (ovali ovviamente) non sfigurano con nessuno. Capitan Parisse che faceva sparire per un attimo l'ovale in una manona e con l'indice indicava il terreno, come a dire "Siamo nati per questo": giù tutti di nuovo, in mischia ordinata. E i neozelandesi che boccheggiavano come una vasca di pesci, quei giocatori dai nomi altisonanti, visti solo su Sky come una finestra su un'altro mondo rugbystico, contro quegli otto italiani (a proposito ne vorremmo qualcuno in più, ad esempio Rizzo per Rouyet sarebbe un buon inizio) cattivi e affamati di metri come non mai. Poi è anche vero che siamo sempre lì, con il nostro fantastico pacchetto di avanti, spingiamo ma non sfondiamo; e infatti niente meta tecnica, proprio perchè, come da perfetta interpretazione del regolamento, se non c'è avanzamento non c'è una netta opportunità di meta e quindi niente meta tecnica. Giochiamo qualche volta anche alla pari con quelli bravi, ma non vinciamo più, fatichiamo a trovare fantasia li dove serve e la presenza di Gower (ennesimo "naturalizzato" ma senza essere stato mai nemmeno in vacanza in Italia) appare proprio come una gran pezza aspettando i vari Bocchino, Buso, Marcato (eterna promessa del Benetton e di Munari) che tutti speriamo saranno pronti per il prossimo mondiale 2011 a proposito proprio in Nuova Zelanda dove questa volta non ci saranno gli 80000 del Meazza a spingere i nostri avanti. Ormai le onorevoli sconfitte ci escono dagli occhi, ma restiamo in campo e in mischia. Proviamo ancora a pensare che quella sia la piattaforma di una ripartenza come le bentornate maul, insieme a una fase difensiva finalmente perfetta nelle spaziature e nei riposizionamenti. Se questo possa bastare a fare una figura che non sia di legno al prossimo Sei Nazioni, non sapremmo dire ma staremo li a guardare.
Ma attenti perchè sabato è già Sudafrica, i campioni del mondo, vincitori del Tri Nations e della serie dei Lions, ma anche loro possono essere sconfitti: è successo venerdi scorso contro la Francia 20-13. Il match è stato ancora una volta li davanti, scontro tra pacchetti di mischia, e per questo l'Italia ha un'altra possibilità di fare una bella prestazione e magari per trovare una vittoria che sarebbe ancora più grandiosa contro i campioni del mondo in carica, mai successo.